Carrozzeria Bertone - C.so Peschiera, 225 |
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Nel 1894, alletà di dieci anni, Giovanni consegue la licenza elementare e dopo aver lavorato per pochi mesi nel podere di famiglia, è assunto a Mondovì da Ferrua, una piccola ditta costruttrice di carri. Qui Giovanni lavora inizialmente come semplice apprendista, una sorta di garzone di bottega, iniziando però ad apprendere i segreti e le prime conoscenze del mestiere di carradore. Dopo un lungo periodo di apprendistato, durante il quale diventa un vero e proprio specialista nella costruzione di carri, Bertone decide di lasciare la provincia e di tentare la sorte nella grande città: alletà di 23 anni abbandona Mondovì e il suo lavoro da Ferrua e si trasferisce a Torino. Nel capoluogo piemontese Giovanni può inizialmente contare sullappoggio della sorella Caterina che lavora come governante in un convitto di corso Moncalieri, nel quale riesce a far assumere anche il fratello con la mansione di addetto alla manutenzione. Dopo due anni, nel 1909, diventa dipendente della Diatto Ferroviaria, società costruttrice di veicoli ferroviari e tranviari che, vista la sua esperienza di carradore lo destina alla costruzione delle scocche in legno e in ferro. Nel 1912, a 28 anni, Giovanni Bertone reputa i tempi ormai maturi per avviare una propria attività: acquista così una piccola officina in via Villarbasse 32, nel popolare rione di Borgo San Paolo, e, con tre operai come dipendenti, inizia a riparare e a costruire carri, calessi e altri veicoli a trazione animale, forte della sua esperienza accumulata in tanti anni di lavoro. Lo scoppio della guerra mondiale e il conseguente coinvolgimento dellItalia nel conflitto costringono Bertone a rivedere il proprio progetto di trasferimento dellattività in un locale più ampio: infatti dal 1914 fino alla fine delle ostilità Giovanni ritorna alla Diatto come operaio addetto alla produzione bellica e si dedica al lavoro nella sua officina di Borgo San Paolo durante "le ore notturne e i pochi giorni di riposo, per non perdere quel patrimonio che ha faticosamente accumulato negli anni" [Greggio, 2002]. Terminata la guerra, lofficina Bertone riprende a lavorare a pieno a ritmo ed entra, timidamente, nel mondo dellautomobile. E infatti la Fiat SPA che affida alla Bertone la costruzione dei baquets, ovvero dei sedili in legno che, montati sugli autotelai, "consentono ai collaudatori di provare le vetture su strada ancora prive di carrozzeria" [Greggio, 2002]. E linizio della crescita. Nel 1920 Giovanni Bertone riesce finalmente a realizzare il trasferimento della piccola officina in un fabbricato più ampio: lazienda si trasferisce nella nuova sede di via Monginevro 116, sempre in Borgo San Paolo, che si estende su una superficie di 1.600 metri quadrati e che impiega circa una ventina di operai. Dopo il trasferimento nel nuovo complesso la Bertone entra definitivamente nellambiente della produzione automobilistica: nel 1921 la SPA le affida la carrozzeria per il telaio del modello 23S, seguita dalla Lancia che commissiona la costruzione delle scocche complete per le proprie autovetture. E il preambolo della notorietà. Infatti, qualche mese più tardi, lazienda pone il proprio marchio sui telai della Fiat, della Fast, della Scat e della Diatto. Tra il 1920 ed il 1930 le Carrozzerie Bertone si specializzano nella costruzione dei ballon, "sorta di padiglioni prefabbricati da sovrapporre alla vettura aperta, per trasformare in berlina le vetture nate nella versione torpedo" [Greggio, 2002]: Lancia, Diatto, Itala, SPA e Fiat sono i nomi più noti su cui sono montati i ballon prodotti dalla Bertone. Nel 1933 Nuccio Bertone, figlio di Giovanni, entra ufficialmente, a soli diciannove anni, nellazienda di famiglia che lanno dopo si trasferisce nel nuovo stabilimento di corso Peschiera 225. Una struttura che si sviluppa su unarea di 3.000 metri quadrati, nella quale sono occupati 150 operai e che presenta tutte le caratteristiche di un vero e proprio complesso industriale: ampi cortili per le vetture semilavorate, un capannone adibito a scoccheria, un altro destinato ai sellai e alla finizione e un reparto verniciatura che, con i forni a resistenza elettrica e lapplicazione del metodo di verniciatura "a spruzzo", rappresenta sicuramente unimportante ventata di novità. Linaugurazione del nuovo stabilimento di corso Peschiera coincide con una proficua collaborazione con la Fiat, per la quale Bertone carrozza lArdita 2500 (1934), e la Balilla, nella particolare versione Balilla della Signora (1934). Tra il 1935 e il 1936, periodo segnato dalla sconfitta italiana in Etiopia e dalle conseguenti sanzioni economiche decretate dalla Società delle Nazioni, la Bertone è chiamata a soddisfare le esigenze delle Regie Poste e dei Monopoli di Stato che, a fronte del razionamento del carburante, richiedono la fabbricazione di un numero sempre maggiore di veicoli a trazione elettrica. In questo periodo lazienda instaura rapporti di affari con altre istituzioni, statali e non, che permettono di espandere lattività produttiva in molteplici direzioni, dalle vetture agli autobus e ai taxi, dalle autoambulanze ai veicoli di appoggio per le forze armate. Ecco così che tra il 1934 e il 1938 prendono vita le commesse della Croce Rossa, per le ambulanze su telaio Lancia e Fiat, dellAla Littoria per alcuni autobus (su telaio Fiat) destinati al trasporto dei passeggeri da e per gli aeroporti e della Victoria per grossi autobus da gran turismo. Subito dopo lItalia è nuovamente travolta da unaltra guerra che segna, anche per la Bertone, linizio di un lungo periodo di crisi. Dopo aver provveduto a carrozzare nel 1937 la Nuova Balilla della Fiat (comunemente chiamata 1100) e aver partecipato allammodernamento dei veicoli delle forze armate (ambulanze, taxi e vetture a noleggio, per un totale di circa 500 unità) alla Bertone non rimane che calarsi completamente nella produzione di guerra, dedicandosi alle commesse belliche e trattando con i vari enti militari "per poter far fronte alle molteplici esigenze di questi ultimi" [Greggio, 2002]. Il risveglio dalla guerra è faticoso ed irto di difficoltà, ma grazie allimpegno congiunto tra la direzione e i dipendenti che cercano "di ricostruire al meglio gli strumenti essenziali per il ritorno al lavoro" [Greggio, 2002], lazienda può riprendere la propria attività. Inizialmente lo fa dedicandosi quasi esclusivamente alle automobili sportive: la Bertone carrozza Fiat, Lancia, Ferrari, Arnolt-Bristol, e soprattutto Alfa Romeo. Ed è proprio con la casa lombarda (grazie alla felice partecipazione nella realizzazione della nota Giulietta sprint) che lazienda torinese instaura un saldo e duraturo rapporto di collaborazione a partire dalla metà degli anni 50. Alla fine degli anni '50 la Bertone è oramai una realtà produttiva saldamente avviata che inizia ad introdurre nel processo di fabbricazione nuove procedure industriali per lassemblaggio, la saldatura, la verniciatura e labbigliamento delle carrozzerie. Si pone quindi la necessità di reperire un nuovo stabilimento adatto sia ad installare le linee di questo nuovo tipo di montaggio più razionale che ad accogliere il nutrito numero dei dipendenti (circa 550). Così, nel 1959, anno in cui Giovanni Bertone cede ufficialmente al figlio Nuccio il timone dellazienda, la produzione si sposta nella nuova struttura di corso Allamano a Grugliasco, alla periferia di Torino, attuale sede delle Carrozzerie Bertone. Fonti citate Bibliografia essenziale:L. Greggio, Bertone, 90 anni: 1912-2002. Stile, Industria, Design, Vimodrone, Giorgio Nadra Editore, 2002, [pp. 18, 22, 32, 45, 47]; L. Greggio, Bertone, 90 anni: 1912-2002. Forma e progetto. Il catalogo, Vimodrone, Giorgio Nadra Editore, 2002 |
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