Elli Zerboni - corso Venezia, 11

stampa questa pagina Chiudi questa finestra


Azienda fondata a Torino nel 1911, si occupa della produzione di utensili, calibri e strumenti di controllo. Durante il periodo bellico occupa circa 700 dipendenti, divisi tra gli stabilimenti di Varallo Sesia, Cureggio e Torino.

A Torino, nel complesso di Borgo Vittoria, lavorano complessivamente 400 persone tra impiegati ed operai. Si tratta prevalentemente di operai specializzati, (l’elevato grado di specializzazione è richiesto dal tipo di produzione altamente qualificata) supportati da un basso numero di manovali (adibiti alle pulizie delle macchine o ai lavori più pesanti come la tempra, i trattamenti termici e il taglio dei materiali) e da una discreta presenza di manodopera femminile, quasi tutta concentrata nel reparto di fabbricazione delle punte elicoidali (caratterizzato dalla presenza di macchinari di piccole dimensioni e perciò facilmente maneggiabili).

Durante la guerra, temendo i danni dei bombardamenti (che in realtà colpiscono quasi esclusivamente il deposito merci) la direzione decide di trasferire i macchinari più costosi e più importanti nelle sedi di Varallo Sesia e di Cureggio, lasciando a Torino solo parte delle lavorazioni che sono comunque eseguite per conto dell’esercito tedesco. L’azienda deve infatti fabbricare parti meccaniche ed utensili per le armate germaniche; una produzione che però è spesso oggetto di astuti e costanti atti di sabotaggio da parte dei dipendenti: "noi, che facevamo l’utensileria per i tedeschi, facevamo in modo che l’utensile sembrasse perfetto da fuori ma in realtà non lo era: sembrava duro all’esterno, ma in realtà era molle come il formaggio all’interno e così si consumava subito, oppure lo facevamo talmente duro che appena entrava in contatto con il materiale da lavorare si rompeva" [intervista a Martino Sergio Actis]. Questo episodio sembra ben evidenziare la profonda coesione e la solidarietà, al di là delle differenze di classe ("non c’era divisione tra classe operaia e classe impiegatizia, perché tutti si davano del tu") [ibidem] che unisce i dipendenti della Elli Zerboni, sede, nel periodo insurrezionale (grazie anche al comportamento dei vertici aziendali che mai hanno intralciato le attività degli elementi impegnati nell’organizzazione della lotta antifascista) del Comando dell’8° Brigata SAP Osvaldo Alasonatti operante nelle fabbriche del Borgo Vittoria.

Martino Sergio Actis (vice comandante della Brigata e ex impiegato dell’azienda) ricorda infatti come "con la direzione e con i capi officina si è sempre trovato un punto d’incontro. Anzi quando hanno preso dei partigiani i dirigenti dell’azienda si sono dati molto da fare per farli uscire tutti. La direzione comunque non ha mai creato problemi, potevamo fare, nel periodo clandestino, abbastanza liberamente ma in modo elegante, non sfacciato, tutto quello che c’era da fare e da organizzare. Ad esempio c’era il signor Musso, il direttore di officina che sapeva tutto di me, che ero dei partigiani, ma non disse mai nulla, anzi" [ibidem].

La rete clandestina è costituita inizialmente da circa 50 elementi (poi aumentati nel corso degli anni) che si dividono i compiti: i dipendenti più giovani collaborano con le Gap e con le Sap nello svolgimento delle azioni, mentre quelli più anziani provvedono al lato organizzativo (preparazione degli scioperi, raccolta di collette e di indumenti da inviare ai partigiani delle Valli di Lanzo,ecc).

Le riunioni hanno luogo in fabbrica, di nascosto, nel piccolo ufficio della Commissione Interna, ma la maggior parte delle volte si svolgono sulla strada al di fuori dello stabilimento e dell’orario di lavoro senza correre così il rischio di incappare nelle ispezioni "delle Brigate Nere e dei tedeschi che venivano a controllare se tutto era sotto controllo, se c’erano delle denunce della direzione relative a qualche dipendente (cosa che alla Zerboni non successe mai).Tutto andava bene alla Zerboni, perché la direzione aveva una posizione tale da lasciare fare tutto con relativa calma e si comportavano nei nostri confronti molto bene: ecco perché decidemmo di mettere lì la sede del comando"[ibidem]. Nella lotta antifascista un ruolo cruciale è poi ricoperto anche dalle tante operaie della Elli Zerboni, attive e determinate sia nell’organizzazione di azioni e manifestazioni (sono ad esempio loro che al funerale delle sorelle Arduino "hanno dentro le borse i garofani per fare la corona") sia nel prestare opera di soccorso nell’infermeria dello stabilimento nei combattimenti dell’aprile 1945.

Infatti tra il 25 e il 28 aprile del 1945 la fabbrica, presidiata dagli operai e dai sappisti, è al centro dei violenti scontri a fuoco che coinvolgono l’intero quartiere (al centro di importantissime direttrici viarie quali la Stazione Dora, snodo ferroviario di notevole importanza strategica per i suoi collegamenti, per la linea Torino-Milano-Venezia e la ferrovia Torino-Valli di Lanzo e gli svincoli con le fabbriche Savigliano e Fiat Ferriere) e che raggiungono il momento più drammatico la mattina del 27 aprile quando una colonna corazzata tedesca con alcuni carri armati Tigre si posiziona sul piazzale della stazione Dora e inizia a sparare senza freno contro lo stabilimento dove, le tre mitraglie poste sul tetto non sono sufficienti a reggere l’attacco. Dopo alcune ore di combattimento iniziano ad arrivare dalla montagna i primi partigiani che, equipaggiati di armi pesanti riescono a mettere in fuga la colonna tedesca: alla sera del 27 aprile Borgo Vittoria è praticamente liberato e, lunedì 7 maggio alla Elli Zerboni si può riprende il lavoro.


Fonti citate

Interviste:

Intervista di E. Miletto a Martino Sergio Actis, ex impiegato alla Elli Zerboni e vicecomandante dell’8a brigata Sap Osvaldo Alasonatti.

Bibliografia essenziale:

Mauro Pettini, 8a Brigata S.A.P. "Osvaldo Alasonatti", Torino, A.N.P.I. Comitato di Zona 5° Circoscrizione, 1999

 

 
       
chiudi | stampa