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Prendendo la terza strada a sinistra di via
Villa della Regina, nell'area precollinare di Torino, si arriva in via
Asti. Al numero 22 si trova la caserma nota con il nome di Alessandro
La Marmora, e attualmente utilizzata dalla Scuola di Applicazione dell'Esercito.
Nata come sede stanziale di un reggimento di fanteria, venne costruita
tra il 1887 e il 1888 su progetto del capitano del Genio Siro Brauzzi
e prese il nome di caserma Dogali a memoria dell'omonimo fatto d'armi.
Nel 1897 fu oggetto di alcune modifiche strutturali per ospitare il V
reggimento Genio che vi rimase fino al 1920. L'anno successivo la caserma
ospitò il IV reggimento Bersaglieri ciclisti e venne intitolata
ad Alessandro La Marmora. Dopo l'8 settembre 1943 la caserma divenne il
quartier generale dell'Ufficio politico investigativo della Guardia nazionale
repubblicana. L'Upi provinciale con sede a Torino aveva l'incarico di
reprimere con ogni mezzo (rastrellamento, cattura, tortura, fucilazione,
deportazione) la lotta clandestina in città e in provincia. La
caserma venne quindi trasformata in luogo di detenzione e di tortura per
tutti coloro sospettati di connivenza con la resistenza. Abitualmente
vi si svolgevano interrogatori con uso di strumenti di tortura e sevizie.
Al comando del colonnello Giovanni Cabras vi "lavoravano" alcuni
personaggi tra i quali spicca nelle testimonianze e negli atti del processo
il maggiore Gastone Serloreti. Questi faceva parte della polizia politica
dal 1931 e da sempre operava in Torino; dopo l'8 settembre venne mandato
in via Asti come maggiore della Gnr e dirigente dell'Ufficio politico
con il compito di catturare i partigiani e gli aderenti al movimento di
liberazione nazionale, denunciarli ai tribunali fascisti, consegnarli
alle forze armate tedesche per la fucilazione o la deportazione in Germania.
Nel 1946 parallelamente al processo ai componenti dell'Upi della Gnr,
il giornale "Sempre Avanti!" pubblicò, tra il 21 e il
28 aprile una serie di articoli su via Asti e contro Serloreti e i suoi
uomini. Lo scopo era quello di rendere noto cosa era avvenuto e in quale
modo. Scriveva: "Il lavoro in via Asti è ripartito scientificamente.
Vannucchi apparentemente si occupa del lavoro di ufficio che consiste
nel compilar le liste di coloro che saranno avviati alla deportazione
in Germania. Lo assiste l'Azzario che debutta denunciando i suoi compagni
della Snia Viscosa, colpevoli di aver organizzato lo sciopero del marzo.
Azzario è un vecchio squadrista che ha dei conti da regolare con
quelli che gli rinfacciarono la sua faziosità, dopo il 25 luglio.
E si vendica da par suo [
] è sufficiente sapere che la lista
dei designati alla deportazione è stata scritta di suo pugno e
lasciata in duplice copia fra le carte di ufficio. Opere citate: |
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