
Le diverse linee che definiscono Primo Levi intellettuale e scrittore e Primo Levi testimone sono state rappresentate nei quaranta pannelli di questa mostra.
La mostra ha cercato di cogliere il nesso tra l’attività di una scrittura specificatamente letteraria, coltivata prima della prigionia, ma anche durante e dopo, e l’autenticità che oggi tutti riconoscono alla sua testimonianza. Come corollario risulta evidente che l’esperienza concentrazionaria ha introdotto nella scrittura stessa di Levi una necessità e un’esigenza etica che hanno sorretto l’insieme della sua opera e del suo pensiero.
E la chimica e il chimico? È evidente che non si potrebbe avvicinare Levi scrittore, intellettuale e testimone senza ricordare quanto la chimica abbia contato per lui: la chimica è uno dei fattori che gli hanno permesso di sopravvivere a Auschwitz e, più tardi, di mantenersi ai margini di quegli ambienti propri ai letterati e alle loro case editrici a cui Levi si sentiva estraneo.
Il taglio di questa esposizione non è stato biografico. Certi elementi biografici (come i suoi studi e il suo mestiere; il suo ingresso nella resistenza e il suo internamento nel campo di Fossoli prima di essere deportato ad Auschwitz) hanno avuto la funzione di rilevare lo sviluppo dell’opera e la progressione del riconoscimento pubblico di Primo Levi.
Produzione Museo Diffuso della Resistenza. Cura e realizzazione Istoreto e Centre d’Histoire de la Resistance et de la Déportation della città di Lione.
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