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Un lager ai piedi dei Carpazi
Gli internati militari italiani nello Stalag 327 di Przemyl (1943-1944)
“I vagoni si aprirono e la massa di internati si riversò sull’antico scalo merci, progettato assieme alla stazione ferroviaria all’epoca del massimo splendore di quella piccola, ma importante un tempo, città galiziana. La sua architettura li accolse benevolmente con le case e gli edifici simili a quelli delle cittadine di provincia italiane.
Allora la temperatura era mite e non preannunciava ancora i rigidi inverni polacchi, così temuti dagli italiani non abituati a quel gelo, che per di più vestivano ancora le divise estive. Essi provenivano da quasi tutti i fronti di guerra, soprattutto dalla Jugoslavia, dall’Albania e dalla stessa madrepatria”.
Musiolek Romano Victoria: Nata a Poznan (Polonia, 1985) è laureata in Traduzione all’Università di Torino. Dal 2012 traduttrice e mediatrice culturale presso il Consolato Onorario della Repubblica di Polonia in Torino. Studiosa della Seconda guerra mondiale e, nello specifico delle condizioni vissute dai prigionieri nei campi di concentramento e dagli internati militari italiani nei campi di prigionia nazisti. Cocuratrice dell’edizione del diario di un internato militare: Ferruccio Francesco Frisone, "Binario morto. Diario di un pittore internato a Semlin, Versen e Fullen", Arabafenice, Cuneo, 2015. Traduttrice dall’italiano al polacco del Catalogo della mostra realizzata da Krystyna Jaworska, "Da prigionieri a uomini liberi. L’Armata Polacca in Italia (1918-1919)", GrafArt, Torino 2018.