Storia e patrimonio
La prima origine dell’archivio dell’Istituto storico della Resistenza in Piemonte (dal 1995 Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea), si può far risalire al gennaio 1945, quando il Cln regionale piemontese (Clnrp), ricostituì il suo ufficio di segreteria con cinque rappresentanti dei partiti del Comitato e uno stenografo (Fausto Frittita), e lo affidò alla direzione di Matteo Sandretti (Elia). Questi, che era funzionario degli Archivi di Stato, incominciò a raccogliere sistematicamente e – per quanto consentivano le regole cospirative – a conservare i documenti che gli pervenivano, dei quali fece il primo nucleo delle attuali raccolte: datano in effetti da quel periodo i soli verbali del Clnrp clandestino che ancora oggi possieda l’Istituto, tra i quali è da segnalare il prezioso resoconto stenografico delle riunioni tenute con la missione Medici-Tornaquinci nel marzo 1945.
Dopo la liberazione il lavoro di raccolta poté essere continuato con metodo ed ebbe presto uno strumento istituzionale nell’Ufficio storico del Clnrp, che fu costituito nel luglio 1945 “per il reperimento e la raccolta sistematica dei documenti relativi agli sviluppi assunti nel campo militare e politico della lotta per la liberazione dalla tirannide nazifascista durante i venti mesi anteriori al 15 maggio 1945” e invitò nel mese stesso con una circolare tutti i partiti, Cln, sindaci, parroci, comandanti e comandi partigiani, responsabili di organizzazioni clandestine o di enti e semplici privati che avessero militato in quella lotta, a comunicare qualsiasi documento o notizia utile per la costituzione e poi per la pubblicazione dell’archivio storico del Clnrp. Nel medesimo archivio confluì, già prima della fine del 1945, anche il materiale documentario dell’attività militare partigiana che era stato raccolto, direttamente o attraverso i diversi uffici stralcio, dalla terza sezione – Archivio storico – dell’Ufficio stralcio del Comando militare regionale piemontese – Cmrp – fin dal giugno seguente la liberazione e che comprendeva soprattutto documenti posteriori alla liberazione e carte delle formazioni Garibaldi.
L’Ufficio storico del Cmrp continuò poi l’opera di raccolta, particolarmente intensa in preparazione della mostra partigiana del 25 aprile 1946, a favore dell’archivio del Cln. In conseguenza di questa attività, come risulta dai primi inventari, fu riunita una documentazione sulla Resistenza armata riguardante quasi tutte le divisioni Garibaldi del Piemonte, la divisione Matteotti Italo Rossi, le formazioni autonome del Piemonte occidentale, il Cmrp, il Comando della Piazza di Torino, i vari comandi operanti al momento dell’insurrezione, e numerosi Cln; materiali ora riuniti nella prima sezione dell’archivio dell’Istituto. Un fondo cospicuo di documenti si unì poi a questi, con il versamento delle carte dei Cln piemontesi. Sollecitato dal Comitato regionale, esso avrebbe dovuto compiersi secondo modalità precise, indicate nella circolare 1954 dell’8 luglio 1946 che disponeva l’immediata cessazione dell’attività di tuttti i Cln piemontesi in conformità alle decisioni del convegno dei Cln regionali dell’Alta Italia, tenuto a Milano il 21 giugno di quell’anno. Era previsto che le carte fossero ordinate per materie, e accompagnate da elenchi descrittivi assai esaurienti, con brevi riassunti dei documenti. In realtà furono assai pochi i Cln che raccolsero l’invito, anche quando il termine della consegna fu spostato dal 31 agosto al 15 ottobre 1946 e ci si contentò di materiale non inventariato; si deve tuttavia aggiungere che un’ingente mole di documenti fu tuttavia acquisita e che, unita alla corrispondenza tra il Clnrp e i comitati dipendenti, essa forma ora la seconda sezione – di gran lunga la più ampia – dell’archivio dell’Istituto.
Modesti frutti dette invece l’opera dispiegata dai responsabili dell’Ufficio storico del Clnrp per ottenere documenti sulle attività politiche dei partiti antifascisti e carte fasciste. Un piccolo fondo poté essere raccolto in copia e fu incluso nella prima sezione. Giorgio Vaccarino che diresse l’Istituto nei primi anni continuò la ricerca dei documenti, che ebbe per risultato notevoli acquisizioni, come il rapporto finale della Special Force n.1, gli originali degli accordi di Saretto e Barcellonette con i partigiani francesi, il carteggio con il Piemonte della Gnr di Brescia, e altri. L’archivista Sandretti intanto ritrovava altri documenti militari e molte delle carte dei Cln provinciali non ancora versate. Si provvide, inoltre, con l’aiuto del segretario Sergio Cotta, a dare un miglior ordinamento a quanto si era raccolto con un lavoro che nel 1949 poteva dirsi concluso. Tutto il materiale depositato dapprima a Palazzo Cisterna, dove risiedé la Giunta consultiva regionale emanata dal Clnrp, e poi l’Isrp, fu trasportato anni dopo a Palazzo Carignano e lì rimase finché – venuti a mancare i locali in occasione delle celebrazioni di “Italia ’61” – dopo un periodo di abbandono trovò finalmente sistemazione nella sede di via Fabro 6, grazie all’intervento di Giorgio Agosti. Nel 2003 l’Istituto ha trasferito le proprie collezioni in una più adeguata sede che la città di Torino ha destinato a tale scopo nel restaurato edificio juvarriano di via del Carmine 13.
Dagli anni Ottanta il campo delle ricerche si è allargato al periodo fra le due guerre (è stata effettuata la schedatura, in collaborazione con l’Archivio di Stato, del fondo del Pnf di Torino, con circa 100.000 fascicoli personali), al secondo dopoguerra (nuovi ceti dirigenti della Repubblica, processi giudiziari post liberazione), e si è rivolto ai temi di storia sociale, alla storia di genere, all’analisi della composizione sociale del partigianato piemontese, alla ricostruzione. Molte di queste ricerche hanno prodotto banche di dati informatizzate. L’interesse dell’Istituto ad indagare la storia politica, economica, sociale e militare piemontese, nel contesto nazionale e internazionale, ha portato all’acquisizione di fondi di rilievo: tra di essi l’archivio del Partito d’azione piemontese clandestino e postliberazione (1943-1947), il fondo della Federazione piemontese del Pli (1944-1990), l’archivio Laura Colonnetti-Fédération éuropéenne de sécours aux étudiants (1945-1950), le carte del Partito socialista versate da Giuseppe Lamberto (1945-1989), l’archivio della sede piemontese dell’Associazione ricreativa culturale italiana donato da Enzo Lalli, documenti in copia della Federazione torinese del Partito comunista italiano (1945-1980), donato da Giuseppe Garelli, l’archivio dell’Associazione famiglie martiri e caduti per la liberazione, le carte di Vito Damico (1944-1946), relative al Consiglio di gestione Fiat Mirafiori. Accanto ad essi sono stati acquisiti rilevanti archivi e carteggi di personalità: i fondi di Giorgio Agosti (1930-1982), di Aldo Garosci (1922-1999), di Filippo Frassati (1944-1968), di Amedeo Ugolini (1933-1946), di Giorgio Vaccarino (1947-1960), il carteggio di Willy Jerwis (1944-1962), e l’archivio di Umberto Zanatta (1940-1968). Nel 1997 è stato depositato, per volontà degli eredi, l’immenso archivio di Guido Quazza (1938-1996), riguardante l’intero suo percorso di storico, di docente e preside della Facoltà di magistero dell’Università di Torino e di presidente dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia. Tra il 2005 e il 2007 sono stati acquisiti inoltre gli archivi di Bruno Vasari e Germano Facetti. Molti di questi nuovi fondi sono in corso di ordinamento.
Non è stata trascurata l’acquisizione di natura più strettamente resistenziale che hanno costituito notevoli arricchimenti, come le carte del Comando brigate Matteotti del Piemonte, il fondo del Comando del primo gruppo divisioni alpine autonome del maggiore Enrico Martini Mauri, l’archivio del Servizio informazioni militari Nord Italia di Aminta Migliari, le carte della Missione Oss Marina-Sophie di Gigi Segre, documenti della Organizzazione Franchi di Edgardo Sogno, donati da Giovanni Marengo, una prima parte dell’archivio di Pier Luigi Passoni, rappresentante socialista nel Clnrp e copia dell’archivio resistenziale di Arturo Colombi (1943-1945), versato da Nella Marcellino, il fondo di Bruno Carli (1943-2002). Si segnala il deposito, da parte dell’Associazione nazionale ex deportati e dell’Università di Torino, del rilevante archivio sonoro della deportazione piemontese.
E’ stata importante l’acquisizione degli archivi della Resistenza valdese: i fondi di Frida e Roberto Malan, di Anna Marullo, di Giulio Giordano e di Poluccio Favout. Un cenno a parte merita la cospicua donazione dei documenti riguardanti la Resistenza canavesana, raccolti dai fratelli Elio e Ezio Novascone.
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