La politica delle morti militari nell’Europa contemporanea
Dal 2001 più di 700 soldati europei sono rimasti uccisi nell’operazione ISAF condotta dalla NATO in Afghanistan. È stato detto che in questa guerra sono in gioco valori universali, più che la difesa di territori nazionali. Tuttavia, quando i corpi dei soldati caduti sono riportati a casa, emergono rappresentazioni di genere dell’eroismo e manifestazioni di cordoglio e compassione radicati nelle narrazioni nazionali. Diventa palese come la lotta per i diritti umani, se può costituire una legittimazione per l’invio di truppe all’estero, si riveli insufficiente a sostenere il peso simbolico della giustificazione della perdita di vite umane, quelle dei soldati europei.
Questo progetto comparativo ha inteso comprendere attraverso quale processo alla morte dei soldati europei caduti in Afghanistan sia stato attribuito un significato sociale e come essa sia stata giustificata e politicamente concettualizzata e affrontata. Al centro dell’indagine sono stati posti sei paesi (Danimarca, Estonia, Germania, Italia e Svezia e il Regno Unito), con differenti storie belliche, ruoli geopolitici e sistemi di genere. Il progetto ha esaminato le narrazioni mediatiche, i dibattiti parlamentari nonché le cerimonie pubbliche e i rituali commemorativi.
Il punto di partenza è la tesi che queste recenti morti di militari abbiano trasformato consolidate accezioni del sentimento di appartenenza nazionale e le rappresentazioni di ciò che, all’interno delle democrazie, costituisce il sommo dovere tanto per gli uomini quanto per le donne. Il progetto ha puntato a far luce, innanzitutto, sull’impatto che la morte dei caduti militari in Afghanistan ha prodotto sul rapporto fra guerra, identità nazionale e genere, e, in secondo luogo, su come tali riformulate identità nazionali abbiano influenzato il dibattito e la pratica delle democrazie.
La ricerca triennale (2015-2017) è stata finanziata dal Consiglio della Ricerca svedese (Vetenskapsrådet) e coordinata dalla professoressa Cecilia Ǻse (Dipartimento di Scienza politica, Università di Stoccolma). Il caso italiano è stato affidato a Monica Quirico, i cui interessi di ricerca coprono la storia e la politica svedesi e italiane, in una prospettiva comparativa.
Primi risultati della ricerca e temi collegati:
– Lunedì 30 maggio 2016; Istoreto, ore 10,00-13,00. Seminario di confronto fra gli studiosi provenienti dai sei paesi oggetto della ricerca. Il seminario è stato l’occasione per un bilancio dei primi risultati della ricerca internazionale in vista della pubblicazione di un’opera a più voci.
– Mercoledì 9 marzo 2016; Istituto di Storia contemporanea, Södertörn University (Huddinge, Stoccolma); ora: 13-16. Insieme a Yulia Gradskova (Södertörn University), Monica Quirico incontra testimoni privilegiati sul movimento di solidarietà al popolo cileno in Svezia.
– Mercoledì 9 marzo 2016; Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma; ore 18-20. Proiezione straordinaria di Umanità, film muto del 1919 della regista Elvira Giallanella (35 min), seguita dall’intervento della storica Monica Quirico su Donne e pace: dalle guerre mondiali alle guerre umanitarie.
– Giovedì 10 marzo 2016; Istituto di Storia contemporanea, Södertörn University (Huddinge, Stoccolma); ora: 13-15. Monica Quirico ha presentato la sua ricerca sul tema: Tra buon soldato e mater dolorosa: guerra, genere e nazione nella storia d’Italia. Dal Risorgimento all’Afghanistan.